7 motivi per investire nel social lending crowfounding in Italia

4 Marzo 2020

Il social lending, o P2P lending, è un modello alternativo finanziario, basato su comunità virtuali, dove investitori e richiedenti si incontrano per sostenersi a vicenda: è definita, non a caso, come “l’economia moderna della condivisione” (sharing economy), la soluzione più vantaggiosa ai classici sistemi creditizi, che interpongono tra le due categorie l’intermediazione delle banche e i suoi costi. 

Il social lending, negli ultimi anni, ha scalato il mercato in molti dei più importanti paesi europei e anche in Italia, dove nel triennio 2016-2018 sono stati erogati complessivamente 1,2 miliardi di euro, ed è attualmente in continua crescita. La struttura del P2P è composta da tre parti fondamentali: una piattaforma digitale autorizzata, i richiedenti e gli investitori. Il circuito prende vita proprio da questi ultimi, che possono contare su una serie di vantaggi, da considerarsi come risolutive discriminanti rispetto ai classici percorsi bancari, resi sempre più complessi da una burocrazia artefatta e lenta.

Abbiamo parlato di vantaggi per gli investitori, che proviamo a sintetizzare in 7 punti fondamentali e connessi tra loro:

  • disintermediazione e diversificazione

investitori privati (e istituzionali) possono finanziare le domande dei richiedenti, che si iscrivono sulla piattaforma digitale. Questo sistema di tecnofinanza (o FinTech) annulla completamente i costi e la burocrazia dell’intermediazione bancaria, ma non solo: è possibile scegliere il target di clienti da finanziare, ed è proprio la diversificazione del portafoglio ad abbattere i rischi dell’investimento.

  • alti tassi di interesse in proporzione al “rischio”

in termini di rischio-rendimento il prestatore può autonomamente scegliere a chi “prestare” il suo credito e, quindi, come distribuirlo. Sarà lui stesso a stabilire il ritorno in termini di interessi, che sono proporzionalmente calcolati in relazione al rischio dell’investimento e all’interno della strategia attuata della diversificazione del portafoglio.

  • garanzie per gli investitori

la categoria degli investitori è protetta da una forma di garanzia, che tiene conto      dell’insieme delle informazioni fornite dai potenziali debitori, quali ad esempio identità e reddito per i privati, mentre il bilancio nel caso di PMI, e sono verificate dalle piattaforme per l’assegnazione del rating (punteggio), valutato sulla base della storia creditizia ricavabile dalle informazioni in possesso del Crif (Centrale Rischi Finanziari). Inoltre la frammentazione del  portafoglio riduce notevolmente il rischio di perdita di capitale.

  • aliquota del 26% fissa a titolo di imposta

in Italia fino al 2017 i rendimenti del P2P sono stati tassati sulla base di un’aliquota marginale, ma grazie alla Legge di Bilancio 2018 è stata prevista una ritenuta fissa del 26%, al pari di tutti gli altri redditi da capitale, e a titolo di imposta.

  • numeri da record in Italia

grazie all’aliquota fissa del 26% a titolo di imposta tutte le piattaforme di lending, operative in Italia, nel 2018 hanno raddoppiato l’erogato rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 763 milioni di euro. A stabilirlo è una recente ricerca di “P2P Lending Market” dell‘Osservatorio Fintech Innovation di Abi Lab, il Centro di Ricerca e Innovazione per la banca promosso dall’Associazione bancaria Italiana, in collaborazione con Medici??. Eccellente anche l’avvio del 2019: nel primo trimestre sono stati erogati ben 309 milioni rispetto ai 129 dello stesso periodo del 2018.

  • tempi di gestione immediati

abbattendo l’intermediazione bancaria e il suo intero sistema burocratico, la categoria degli investitori può non soltanto scegliere le domande di credito da finanziare, ma al contempo raccogliere in tempi decisamente più ristretti gli interessi dell’investimento: a seconda della scelta, si possono ricevere sul proprio conto corrente o rimetterli di nuovo in circolo, per sostenere i progetti di altri richiedenti.

  • il credit crunch e il finanziamento etico

il social lending è la nuova frontiera del credito, definito spesso “finanziamento etico”, proprio perché basato su una community di persone, che all’interno di una piattaforma digitale sostengono a vicenda i loro progetti. Il giro di vite delle banche, dopo la crisi del 2008, ha ridotto notevolmente l’accesso al credito (credit crunch), colpendo soprattutto le piccole e medie imprese IItaliane. Il rapporto del Centro Studi di Unimpresa parla chiaro: i prestiti alle aziende erogati dalle banche, dal 2018 al 2019, sono calati del 6,60%, i finanziamenti alle imprese sono passati da 726,6 a 678,6 miliardi di euro.

Per quanto riguarda i prestiti personali, invece, nessuna banca potrà mai offrire tassi di interesse più bassi di una piattaforma P2P, proprio perché il contatto con gli investitori è diretto e questi ultimi avranno avranno sempre il vantaggio esclusivo di scegliere a chi destinare il loro credito. Un controllo assoluto, pratico e diretto dei propri soldi, all’interno del quale il principio human to human chiude il cerchio di un innovativo scenario di eticità e condivisione.